Ancora taxi

23 Marzo 2011
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“Buonasera signorina! Dove la porto?”

Il ‘signorina’ lo prendo come un complimento. Anche se il termine non mi è mai piaciuto. Nel sud si diceva “diventare signorina” per intendere il passaggio delle ragazze all’età fertile, e io quando è stato il mio tempo ho odiato sentire sussurrare quel termine con complicità da mamme nonne e zie, “è diventata signorina…!!”. E “signorina” di persone in età avanzata si diceva delle zitelle… Ma questo tassista vuole essere galante, e sorrido.

Passiamo davanti alla Feltrinelli, tutta illuminata. “Qui ci lavora un mio amico”. Bello, dico.

“Sì, voglio vedere se magari possono prendere anche me, che questo mestiere di tassista non si può fare più… anche se sono un ignorante analfabeta…”

“Beh – dico ridendo – magari può riconoscere i libri dal colore delle copertine!”

“Sì sì, dal colore, dal tatto, dal profumo…”

Mi piace un sacco l’idea di riconoscere i libri tramite i sensi, e mi ricordo di mio fratello, che a un anno o poco più aveva un mangia-dischi, così si chiamavano, e riconosceva i 45 giri dal colore e dai disegni impressi al centro. Gli dicevano “metti la tal canzone” e lui velocissimo andava a pescare il disco giusto. Non sbagliava mai.

Riceve una telefonata, un altro tassista. Fissa un appuntamento con lui. “Perché – dice – anche noi abbiamo bisogno di un pit-stop, per mangiare. Che poi mica uno può mangiare da solo… eh no, da solo sei uno sfigato, sempre insieme a qualcuno devi mangiare. Chissà perché abbiamo tutti questa cosa che se uno le cose le fa da solo è uno sfigato”.

“Io non riesco ad andare al cinema, da sola”, confesso.

“Eh, è vero?, ma mica è giusto! Perché fare le cose da soli è considerato da sfigati? Pure il cinema, infatti… io però ho un amico che al cinema ci va sempre da solo. E fa bene, sai?”, siamo passati a darci del tu. “Insomma, proprio il cinema è una cosa che uno dovrebbe fare da solo… non sai quante volte mi sono costretto a vedere film assurdi, perché piacevano agli altri del gruppo! Non so quante ‘vacanze di natale’, capodanno e altre stronzate, scusa il francesismo, mi sono sorbito… se penso a tutti i soldi che ho buttato…!”

“Ho un amico – dico – che ha un sacco di amici, è sempre in giro, sempre impegnato, ma al cinema va sempre da solo”. “Ah, vedi? allora non è uno sfigato!… mi sa che alla fine gli sfigati siamo noi, che facciamo le cose solo in gruppo…!”. Ridiamo.

“Un po’ di tempo fa non riuscivo ad andare ai concerti da sola… ora non più”.

“Che tipo di concerti?”.

“Jazz…”

“Ah… non è facile trovare persone a cui piaccia il jazz…”

“E infatti! Spesso volevo vedere un concerto, ma non trovavo qualcuno disposto ad accompagnarmi, e rinunciavo… allora una sera alla fine mi sono detta, ci voglio andare, sono sola… e allora? E sono andata…! E’ stata una liberazione”

“Il jazz… ehm, io ascolto tutto, ma proprio tutto… tranne il jazz. Quello proprio no. Mi sa che è questione di orecchio, ci vuole più orecchio per ascoltare il jazz…”

“ma no, è questioni di gusti, se non ti piace…”

“E che proprio non riesco ad ascoltarlo… il resto sì, tutto, anche la classica, da ignorante, ma la ascolto, ma il jazz…”

“e io lo suono pure…!”

“che strumento?”

“sassofono”

“Uno strumento tipicamente maschile…”

“oh, sapessi invece quante donne lo suonano!! Nel gruppo in cui suono, siamo tutti amatori eh, non professionisti, siamo tre donne a suonare il sax”

“Ah vedi? Non l’avrei mai detto…”

“Il nostro batterista è un tassista, come te”

“Ah, mi sa che ho capito chi è, uno biondo vero?”. “No, bruno”. “Ah allora no… però non depone a vostro favore avere un tassista come batterista, mi sa che è meglio che non lo dite troppo in giro…!”

“Ma se voglio ascoltare qualcosa di jazz, da cosa posso cominciare?” chiede ancora.

“Ma se non ti piace… voglio dire, si vive bene anche senza eh!” e rido.

“No no, voglio provare…”

“Non so… boh, Miles Davis”

“Miles chi?”

“Davis” e pronuncio all’italiana, DAVIS.

“E’ un sassofonista?”

“Tromba”

“Sì, magari mi faccio registrare qualcosa… perché poi fa figo dire ‘ascolto il jazz”, e io voglio fare il figo”

“Ah ma allora, se vuoi fare veramente il figo, non devi dire “gezz”, assolutamente! Devi dire Giaaaaaaas, e lo devi dire sorseggiando un aperitivo”

“Giaaaaas” ripete, per memorizzare bene.

Siamo arrivati a destinazione. Pago, saluto, auguro buon ascolto… e archivio questo fra i miei incontri “belli”, quelli che anche in giornate dubbie regalano un sorriso, e anche più di questo.