Studio scientifico sul comportamento felino

5 Luglio 2006
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niamh gatta persiana tortie

Da uno studio condotto con metodo scientifico su un campione rappresentativo di gatti di razza persiana emerge che:

I gatti si dividono, com’è noto, in due gruppi: il gruppo dominante, e quello recessivo.

Tuttavia, contrariamente alle precedenti osservazioni condotte in ambito scientifico, risulta che i gatti recessivi non rinunciano mai completamente al controllo del territorio. Tende a persistere una qualche forma di rivendicazione territoriale: appena il gatto dominante abbassa la guardia, l’individuo recessivo ne approfitta per esplorare l’ambiente, mangiare i croccantini del dominante, fare la pipì nella sua cassetta igienica, installarsi nella sua trasportina, e mantenere la posizione con studiata indifferenza quando il dominante si posiziona davanti alla stessa con aria furibonda.

Il che evidenzia un altro aspetto del comportamento felino fino ad ora ignorato dagli esperti: i gatti si fanno i dispetti.

I gatti sono in grado di organizzare giochi complessi.

Durante il periodo di osservazione i gatti sono stati visti giocare a “uno-due-tre-stella!”, gioco d’infanzia che consiste nell’avvicinarsi rapidamente al soggetto target mentre lo stesso è girato e non guarda, e nel bloccarsi a mo’ di statua quando esso si volta dopo aver contato fino a tre – dal che si evince, fra l’altro, che i gatti sono in grado di contare fino a tre.

Se il target coglie un movimento del soggetto che avanza, quest’ultimo deve ritornare al punto di partenza. Scopo del gioco è raggiungere la posizione del target senza che questi veda alcun movimento. I gatti in tale gioco eccellono. Si muovono veloci e precisi alle spalle del target. Appena il target gira lo sguardo, si immobilizzano, si guardano intorno inespressivi, e i più bravi fingono totale indifferenza lisciandosi il pelo pigramente. Nel gioco è stata però introdotta una variante degna di rilievo: quando il concorrente raggiunge il target, i gatti si azzuffano.

Il 50% dei gatti mostra seri deficit di agilità. L’altro 50% mostra i medesimi sintomi in modo leggermente più sfumato.

Il 50% del campione osservato non graffia neanche se avvicinato e preso di peso nel corso di una furibonda lotta. L’altro 50% resta inavvicinabile per un buon quarto d’ora dopo il termine della zuffa. Se una mano si protende a fare una carezza durante questo periodo di tempo, che potremmo definire “refrattario”, viene morsa e graffiata a sangue. Si avanza l’ipotesi che il 50% dei gatti, in condizioni di stress, abbia qualche deficit nei processi attentivi, e nel discrimine fra predatore minaccioso e umano innocuo.

Il 50% dei gatti assaggia ogni genere di cibo, e mangia con gusto anche alimenti erroneamente ritenuti non adatti all’alimentazione felina, quali cioccolata, miele, yogurt (con marcata preferenza per quello alla frutta), passato di zucchine, lasagna, purea di patate, fiocchi di latte ipocalorici.

E’ falso che i gatti amino tutti i tipi di carne: detestano la carne di maiale. La qual cosa però potrebbe trovare una spiegazione nel luogo d’origine dei gatti oggetto di studio, la Persia: il rifiuto di carne di maiale potrebbe avere motivazioni religiose.

Il che pone un inquietante interrogativo: i gatti nutrono sentimenti religiosi? E se sì, quali religioni osservano?

Fino ad oggi non sono state segnalate guerre di religione fra colonie feline, ma ulteriori studi approfonditi potrebbero ribaltare le precedenti deduzioni.

Qualora si addivenisse alla conclusione che i gatti osservano precetti religiosi ma non combattono guerre interrazziali per affermarne la dominanza, si dovrebbe anche dedurne che i gatti hanno un Q.I. superiore a quello della razza umana. O per lo meno una maggiore saggezza, cosa della quale il relatore è d’altra parte intimamente convinto.

Il 50% dei gatti non mangia che croccantini, e mostra totale indifferenza verso ogni altro tipo di alimento commestibile, salvo la carne cruda, per la quale sembra nutrire una atavica innata passione. Tuttavia, la carne cruda risulta essere del tutto indigesta, e l’ingestione di una sia pur minima quantità della stessa esita in severe forme di gastrite, pericolose per la vita stessa del gatto.

Se ne deduce, correttamente, che tutti i gatti, lasciati vivere in natura, soccomberebbero, e la razza si estinguerebbe in brevissimo tempo.

D’altronde il totale dei campioni osservati non è in grado di cacciare una preda in modo autonomo ed efficiente. L’istinto della caccia è bensì presente, ma le abilità venatorie risultano del tutto deficitarie.

Interessante notare come tutti gli individui presi in esame manifestino un peculiare comportamento al proposito: quando la preda sfugge e si colloca ad una altezza o in una posizione fuori della portata del felino, quest’ultimo emette un lamentoso miagolio alla volta dell’umano, con il quale sembra chiedere la collaborazione del medesimo nelle operazioni di cattura.

Il che conduce direttamente all’ulteriore innovativa conclusione che i gatti pensano, hanno aspettative, e provano desideri, che comunicano utilizzando un’amplissima gamma di miagolii ed espressioni facciali.

Per ciò che concerne la comunicazione, sono stati identificati i principali versi e le espressioni più di frequente utilizzate:

  1. miagolio lungo e cupo (maaaooooo): disperazione, senso di spaesamento, solitudine.
  2. miagolio breve e gaio (miè): sollievo per la cessazione dello stato di solitudine – successivo al miagolio disperato, contestualmente all’apparire della figura umana di riferimento.
  3. parziale miagolio (mmè) – la coda, sollevata, si muove a destra e a sinistra in pacate onde sinuose: aspettativa, anticipazione – comportamento tenuto durante le operazioni di apertura della scatoletta e trasferimento del suo contenuto nella ciotola.
  4. nessun miagolio – il gatto resta seduto, la coda intorno al corpo, volgendo insistentemente le spalle alla porta – rifiuto del contatto visivo: delusione, dispetto, rabbia per prolungata assenza della figura umana di riferimento – comportamento tenuto al rientro del padrone.
  5. miagolio roco e leggermente prolungato (rmee) – pancia all’aria, zampe raccolte al petto, artigli retratti: godimento, beatitudine, richiesta di coccole.
  6. miagolio silenzioso (si nota solo il labiale del miao): riconoscimento del padrone, in attesa di accertarne lo stato emotivo.

Conclusioni scientificamente provate: i gatti persiani non sono mai del tutto dominanti né del tutto recessivi. I gatti mettono in atto comportamenti complessi, come il gioco e il dispetto. Sono poco agili ed inetti all’attività venatoria. Per la sopravvivenza necessitano di una figura di riferimento che si prenda cura di loro. I gatti manifestano capacità di pensiero evoluto e notevoli competenze nel campo della comunicazione.

Conclusioni da provare attraverso più approfondite osservazioni: i gatti praticano attività religiose. Ciò nonostante, sono saggi.

 

Dott.ssa Cristina Zuppa
Università “La Sapienza” di Roma – Italia
Dipartimento Studi Felini

 

N.B. Il campione rappresentativo comprende n. 2 gatti persiani di sesso femminile: una gatta di colore rosso-crema e una gatta di colore squama di tartaruga.
Lo studio si è svolto su un periodo complessivo di 9 anni, l’età della gatta più giovane, la tortie.