La figlia dell’albero del karitè

24 Gennaio 2005
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La figlia dell’albero del karitè

Settembre.

Era di mattina presto, quell’ora in cui il primo velo rosato del giorno svolge lieve dal nero mantello della notte.

Burkina Faso, la terra degli uomini onesti.

Amidoù, l’uomo onesto, camminava svelto su per il sentiero, il passo morbido, felino, su su per il sentiero, a raggiungere il campo dove le sue pecore attendevano di essere portate al pascolo.

Era immerso nei suoi pensieri, quei pensieri che vagano pigri al principio del giorno, ancora avviluppati di sogno, come un bimbo che nasce, e stenta a liberarsi delle membrane e dei veli del parto, come un bimbo che nasce ed emette il suo primo tenue miagolio… un miagolio, sembrava ad Amidoù quasi di sentirlo quel soffice miagolare dei suoi pensieri. Un miagolio… ma era solo la sua mente, o davvero udiva qualcosa? Sembrava così reale… il miagolio, debole, alla sua destra.

Amidoù lasciò il sentiero e si spinse nella direzione del suono, forse un gattino aveva smarrito la sua mamma.

Camminò piano, col suo passo da gatto selvatico, sul terreno reso morbido dalla pioggia, e lo vide. Un sacchetto di tela, bianco, ai piedi di un grosso albero di karitè. Un sacchetto che miagolava, e si muoveva appena, come scosso dal vento. Si avvicinò, per trarre in salvo il cucciolo e… non un gatto abitava quella tela candida, ma… una bambina!! Una bambina bellissima, occhi di cerbiatto, bruna e dorata come l’ambra, la pelle morbida, come burro, come burro… di karitè! Non piangeva la piccola, miagolava, protetta dal grande albero.

E l’albero, l’albero di karitè, l’albero della giovinezza, la vegliava, come un vecchio giovane padre gentile e premuroso.

Mille miglia più lontano, l’Europa, l’Italia, terra che si insinua nel mare blu, Papà Andrea e Mamma Mariangela camminavano tenendosi per mano, lungo il fiume color senape che attraversa la città eterna.

Cercavano, aspettavano, sognavano la loro bambina. Quasi potevano vederla, tenue ed evanescente come sogno. Occhi vellutati, avrebbe avuto, e lunghi, da cerbiatto. Pelle del caldo colore dell’ambra, e morbida, come burro. Come burro di karitè…

Amidoù si chinò su quel volto delicato, e prese l’involto di tela–bambina fra le sue braccia annerite dal sole, e baciò la pelle di burro. L’involto era leggero, e caldo, come un agnellino da latte.

Quel giorno Amidoù non sarebbe andato dalle sue pecore e dagli agnelli. Si sarebbe preso cura della bambina, la bambina dell’albero di karitè.

La portò, Amidoù, l’uomo onesto, in un piccolo ospedale vicino, quasi una capanna, ma sicura, ed accogliente. Un’infermiera dal sorriso gentile visitò la bimba karitè, e disse che mai s’era vista nel tempo una bimba più vispa, più sana, e più bella di quella piccola gemma d’ambra.

La chiamarono Marie Ange, Mariangela, un suono dolce, un flauto nella campagna, il richiamo d’una mamma gatto, un miao che s’avvolge su se stesso.

Solo due giorni rimase, la bambina, in quel nido d’ospedale. Non era malata, e aveva bisogno d’una casa, ora che aveva lasciato la sua tana ai piedi dell’albero saggio. Così Amidoù la portò in un istituto colmo di sorrisi e di bambini, e lì la piccola gemma di karitè crebbe sana ed allegra, mese dopo mese…

Ma mille miglia più lontano, in Europa, nella terra che si insinua nel mare blu, Papà Andrea e Mamma Mariangela aspettavano la loro bimba, la aspettavano e la sognavano da tanto, troppo tempo. Era ora, finalmente, di intrecciare i destini, quello della bambina karitè e quello dei suoi genitori, nella terra circondata dal mare.

Gennaio, giorno della Befana, giorno di regali, di dolci, cioccolata e carbone. Giorno di piccole magie.

Qualcuno chiamò Mariangela ed Andrea, e disse loro che la bambina era stata trovata, la bimba tanto attesa. Una figlia, piccola gemma d’ambra, figlia del karitè.

Presto si sarebbero incontrati, conosciuti, amati. Quel filo sottile e luminoso come seta teso fra i due continenti ora poteva finalmente essere tratto, lentamente, e i diversi destini uniti, per sempre.

Il sorriso caldo e gentile di Papà Andrea, gli occhi allegri e luminosi di Mamma Mariangela, la pelle di burro, gemma di karitè, ora sarebbero stati una famiglia.

Ora, e per sempre.